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IL Triste CAMMINO


G
ian Galeazzo continuava a salire lungo la strada deserta, intorno a lui scorgeva solo terra bruciata, causata dai troppo frequenti incendi in quella zona.
Il sole cocente riscaldava il terreno circostante che sembrava emanare vapori caldi, il nulla si distendeva a vista d’occhio davanti a lui. Stava camminando da due ore o forse più, e la desolazione di quel luogo stava penetrando anche nel suo animo, ad ogni suo passo cresceva la sua tristezza. Scese la notte, e con essa anche il freddo; Gian Galeazzo si fermò a rabbrividire in una cavità sotto un enorme masso, e mentre rifletteva su come fare ad allontanarsi da quel luogo venne sopraffatto dalla stanchezza e sprofondò in un sonno privo di sogni. Si risvegliò il mattino seguente in una zona diversa da quella dove si trovava il giorno prima; era evidente che durante la notte, grazie al suo sonnambulismo, aveva vagato senza meta fino a ritrovarsi in quel luogo. Il paesaggio non era molto differente da quello precedente, infatti intorno a lui vi erano degli alberi secolari senza fogliame. Decise dunque di esplorare quel luogo sconosciuto e, mentre camminava tra gli alberi, inciampò in una radice che sporgeva dal suolo, cadde e si spaccò la testa in due metà, morendo sul colpo.
Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale.

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